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Siamo chiamati anche noi, ciascuno secondo le proprie modalità e possibilità esistenziali

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Le letture di oggi parlano della chiamata, la cosiddetta "vocazione". Ad essere chiamata è la nostra realtà umana, fragile, "dalle labbra impure", secondo la confessione di Isaia (prima lettura) e manchevole e fallace, come dichiara Pietro nel brano evangelico di oggi. La risposta di Dio è sorprendente. Al primo dice: «Ti purifico con il fuoco della mia Parola, che pongo sulle tue labbra» e al secondo dice: «Il mio amore, che è la rete che oggi ha catturato te, diventa la rete con cui TU conquisterai gli altri per me». Siamo chiamati anche noi, ciascuno secondo le proprie modalità e possibilità esistenziali ad entrare nella stessa rete e ad allargarla agli uomini. Curiosamente, la rete per noi qui è anche la rete informatica detta Web. È a disposizione per tanti ed è effettivamente adoperata da milioni di esseri umani. Cattura e talvolta imprigiona, ma è vero anche che in moltissimi casi sprigiona le potenzialità nascoste di chi non può permettersi altri mezzi di comunicazione. Non importa quale essa sia, la rete è per noi il mezzo che ci conquista a Cristo e la proposta del suo messaggio al mondo intero (World Wide Web, abbreviato www, appunto: rete estesa a tutto il mondo).

PREGHIERA
Anche la mia barca Gesù, è da tempo sulla spiaggia,
perché forte solo della Tua parola son venuto.
A volte ripercorro una riva dopo l'altra,
assalito dai ricordi,
e così cerco tra la ghiaia e il bagnasciuga
se mai qualche traccia sia rimasta al Tuo passaggio.
E guardo e guardo a me d'intorno
ma non vedo altro che solo le mie orme
passo dopo passo accompagnarmi.
Poi penso che più facile sia serbar le Tue parole:
quelle che nessun onda di mare
potrà mai cancellare.
Allora è come se il mare chiamasse il mio silenzio,
per dirmi che Tu mi hai preceduto
e in ogni luogo mi aspetti, mentre avverto
la nostalgia che ricorda tanti amici. (GM/10/02/13).

Profeta Isaia (6,1-2.3-8) - Nell'anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l'uno all'altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

Vangelo di Luca (5,1-11) - In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

10/02/2013

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