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La conquista di Gesù è insieme conquista e sconfitta, ma per una definitiva vittoria

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Il viaggio di Gesù, che nella sua ultima tappa aveva provocato tanta angoscia nei discepoli, è ormai al termine. Gesù è a Gerico, città di grande importanza per i ricordi biblici che evoca, cominciando dal fatto che si tratta della città dalla quale un altro Yehoshùa', cioè Giosuè, si era mosso verso Gerusalemme. Costui però era andato alla conquista militare di Gerusalemme, senza riuscirci del tutto (Gs 15,63), Gesù invece cammina verso di essa per un'altra conquista, che è di certo superiore anche a quella di Davide, cui l'impresa era riuscita, vincendo la sfida dei Gebusei sui ciechi e sugli zoppi sufficienti a respingerlo (2Sam 5,6-8). La conquista di Gesù è infatti di altra natura: è insieme conquista e sconfitta, ma per una definitiva vittoria, la vittoria attraverso gli ultimi eventi che consumano ed esaltano la sua vita: la sua morte e la sua risurrezione. Prima che ciò accada, con lui marcia ora la schiera dei suoi discepoli, tra i quali forse qualche zoppo guarito e certamente questo cieco, cui Gesù ha ridato la vista. Potrebbe essere che con una certa ironia teologica, si alluda al cieco che segue Gesù, per dire che i ciechi e gli zoppi sono comunque in marcia con lui, perché sono i primi ad essere stati "salvati". Certamente nell'intento degli evangelisti si vuole sottolineare che quel popolo di deboli e di poveri, di cui parlava Geremia (prima lettura), va oggi verso Gerusalemme con il nuovo e definitivo Yehoshùa', con colui che è la realtà storica di JHWH che ci salva.

PREGHIERA
Ero cieco e adesso ci vedo,
ma prima che Tu mi chiamassi
avevo intuito che Tu dovessi essere il Messia
l'Atteso delle genti, colui che anch'io
su ogni ciglio di strada avevo atteso.
No, non il buio mi faceva paura,
perché ormai vivevo in esso ed esso in me,
temevo che Tu tardassi troppo e che io sarei morto
senza sentire i Tuoi passi che avrebbero vinto
con le mie tenebre tanto il silenzio
quanto le voci tumultuose
che mi davano a pensare più di esso...
Ecco l'hai detta la parola,
hai detto: «Chiamatelo!» e subito ho capito
che parlavi di me e allora sono balzato in piedi,
lasciando cadere il mio mantello,
con cui cercavo di coprire
la mia infelicità nel freddo della notte.
Ora la mia felicità è venuta e lieto cammino con Te,
tra i Tuoi discepoli verso Gerusalemme! (GM/28/10/12)

Geremia (31,8-9) - Così dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: "Il Signore ha salvato il suo popolo, il resto d'Israele". Ecco, li riconduco dalla terra del settentrione e li raduno dalle estremità della terra; fra loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e la partoriente: ritorneranno qui in gran folla. Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d'acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito».

Vangelo di Marco (10,46-52) - In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

28/10/2012

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