Una femmina adulta di capriolo è stata trovata morta sulla riva del fiume Argentino in località Sanginosa all’interno della Riserva naturale orientata.
A scoprire la carcassa è stato due giorni fa il personale del Comune addetto alla gestione dell’area picnic adiacente che ha provveduto ad informare gli agenti del Corpo forestale dello Stato della stazione di Orsomarso i quali, nella mattinata di ieri, hanno provveduto al suo recupero e alla successiva consegna all’Istituto di zooprofilassi di Cosenza. Non si conoscono ancora le cause della morte del mammifero ungulato che può essere considerato uno dei simboli della fauna selvatica dei monti di Orsomarso, da una prima sommaria verifica fatta dagli agenti Ferrante e La Regina che si sono occupati dell’intera operazione, è risultato comunque che la carcassa, ormai in fase di decomposizione, non presentava segni evidenti di ferite anche se aveva quasi completamente perso il pelo.
Toccherà adesso alla struttura preposta fare tutti gli esami del caso e stabilire se si è trattato di cause accidentali o se ci si trova in presenza di una patologia specifica che potrebbe interessare il capriolo autoctono dell’area protetta. In paese si segue con una certa attenzione il caso anche perché è il secondo nel giro di un paio di mesi, da quando cioè un maschio giovane di capriolo fu rinvenuto più o meno nella stessa zona ferito alla testa e agonizzante; in quella occasione fu lo stesso Presidente dell’Ente Parco Francesco Fino ad intervenire direttamente giungendo in nottata nella valle del fiume Argentino. Anche allora i resti dell’ungulato furono presi in consegna dall’Istituto di zooprofilassi di Cosenza per effettuare i dovuti esami dei cui risultati tuttavia non si è avuta notizia.
Com’è noto il capriolo di Orsomarso rappresenta la specie autoctona che è riuscita a sopravvivere in quest’area nonostante il rischio concreto di estinzione che sembrava ormai imminente negli anni ottanta del secolo scorso, quando la sua popolazione si era ridotta a poche decine di esemplari. Solo grazie al grande interesse ed attenzione manifestato innanzitutto dalla popolazione locale, da vari esponenti mondo scientifico e dalle istituzioni ai vari livelli, si è riusciti ad evitare quella che sarebbe stata senza dubbio una perdita incalcolabile per il patrimonio faunistico non solo del parco del Pollino.
Da recenti studi, fra i quali una tesi di laurea sperimentale in Scienze naturali presso l’Università della Calabria portata brillantemente a termine da Cinzia Farace, ha accertato una chiara inversione di tendenza con un sensibile aumento della popolazione di capriolo e della sua area di diffusione che si sta lentamente allargando anche in altre zone del territorio del parco, a dimostrazione che gli interventi di tutela e salvaguardia adottati, a cominciare dalla istituzione della riserva prima, e del parco poi, sono stati sicuramente efficaci.