LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Il vangelo di Marco, che la liturgia domenicale sta ripercorrendo in questo periodo del ciclo B, ci presenta Gesù mentre chiama i dodici e li manda nei villaggi della Galilea ad annunciare il Regno di Dio. Li manda, così come è mandato il profeta Amos nella prima lettura, per proclamare e divulgare la Signoria di Dio, come sembrerebbe più corretto tradurre l'espressione greca basileía toû Theoû. Ciò deve avvenire attraverso il metodo da Gesù stesso adoperato: con l'annuncio verbale e attraverso segni che indicano la liberazione dell'uomo da ogni forma oppressiva, da ogni infermità, la quale, secondo la mentalità del tempo, veniva sempre ricondotta all'azione di uno spirito impuro e ostile all'uomo. Deve avvenire nello spirito della più assoluta gratuità, perché la nuova realtà annunciata è di per sé quanto di più arricchente ci possa essere. Deve testimoniare, infine, una condivisione di intenti e una costruttiva tendenza alla comunione. Se Gesù manda i suoi a due a due, non è solo per garantire la testimonianza legale, fissata già all'epoca a due persone concordi, ma per realizzare il nucleo della comunità, di cui egli dirà: «dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
PREGHIERA
«Vattene, veggente, ritirati altrove!».
Sono queste le solite parole con le quali
i Tuoi profeti vengono ignorati e derisi.
E tuttavia Tu li mandi continuamente, Signore.
Li mandi perché speri di spezzare la barriera dell'indifferenza
che seppellisce l'amore.
Li mandi ancora, li mandi sempre,
chiamandoli dalla loro vita quotidiana,
che all'improvviso si riveste
di una gioia discreta finora sconosciuta.
È la gioia che nasce dal non aver nulla
sapendo di possedere tutto:
tutto ciò cui un essere umano possa aspirare,
la comunione con Te e una fraternità
che mai ci abbandona, andando almeno a due a due.
Essa ha in Te il suo solido sostegno,
che non moltiplica numeri, ma ne struttura sempre
un'esistenza condivisa.
Oggi a tutto questo Tu chiami anche noi:
tutti e ciascuno. Te ne rendiamo grazie! (GM/15/07/12)
Profeta Amos (7,12-15) - In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Amos rispose ad Amasìa e disse:«Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese,mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va', profetizza al mio popolo Israele».
Vangelo di Marco (6,7-13) - In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.