ORSOMARSO - Quest'anno in occasione della celebrazione del 25 aprile vogliamo rendere omaggio a un nostro martire della Resistenza al nazi-fascismo. Carmelo Giuseppe Marziota, figlio di Ernesto Marziota e Mariangela Russo, nato a Orsomarso, contrada Cotura, il 15 luglio 1924 e morto nel campo di concentramento di Mauthausen il 27 marzo 1945, matricola n. 63760.
La sua storia è collegata con l'eccidio della Benedicta (7-11 aprile 1944), presso l'omonimo monastero ubicato sull'Appennino Ligure fra le province di Genova e Alessandria. Carmelo Giuseppe Marziota faceva parte delle Brigate partigiane, la "Alessandria" e la "Garibaldi", e dopo essere stato catturato da militari della Guardia nazionale della Repubblica di Salò e reparti tedeschi, venne deportato insieme ad altri 400 partigiani nei lager in Germania.
Come tantissimi altri sfortunati deportati nei campi nazisti, per molti anni si ebbero soltanto notizie molto vaghe o inesistenti, la trascrizione dell'atto di morte presso l'Ufficio Stato Civile e Anagrafe del Comune di Orsomarso è datata 29 marzo 1957 sulla base della comunicazione ufficiale del Ministero della Difesa - Esercito, che lo aveva ricevuto dalle autorità tedesche. Riportiamo il testo della comunicazione a firma dell'Ufficiale di Stato Civile austriaco Kreis Waldeck:
«L'anno 1945, il giorno 27 del mese di marzo in Mauthausen è deceduto alle ore una in età di anni venti il militare Marziota Carmelo Giuseppe nato il 15 luglio 1924, figlio di Marziota Ernesto e Russo Mariangela. Il nominato Marziota Carmelo Giuseppe è morto in seguito a malattia ed è sepolto; non si conosce la sepoltura».
Il ricordo di questa vittima della follia criminale del nazi-fascismo, rappresenta un ulteriore monito ed un invito a non dimenticare, a conservare sempre nella memoria individuale e collettiva tutti coloro che pagarono con la loro vita la scelta di lottare per un'Italia e un mondo migliore, più giusto, libero da tutte le dittature, civile e democratico.
Ed è proprio questo doveroso e commosso omaggio a Carmelo Giuseppe Marziota, che ci fa esprimere con forza la nostra indignazione contro coloro che in nome di un revisionismo saccente ed ignorante, vogliono sminuire o taroccare la reale e drammatica portata storica della Resistenza al nazi-fascismo. Un'indignazione ed una protesta contro chi, come Marco Pannella, nella giornata di oggi attraverso i Tg nazionali ha definito «cerimonie stupide» le manifestazioni in memoria di tutti coloro che hanno pagato con il sangue la loro fede nella libertà e nella democrazia.
APPROFONDIMENTO:
Breve storia dell'eccidio
Il 7 aprile 1944 ingenti forze nazifasciste circondarono la Benedicta e le altre cascine dove erano dislocati i partigiani e colpirono duramente i giovani, spesso impossibilitati a difendersi per la mancanza di un adeguato armamento e di esperienza militare. Il rastrellamento proseguì per tutto il giorno e nella notte successiva. Molti partigiani, sfruttando la conoscenza del territorio, riuscirono a filtrare tra le maglie del rastrellamento, ma per centinaia di loro compagni non ci fu scampo. In diverse fasi i nazifascisti fucilarono 147 partigiani, altri caddero in combattimento; altri partigiani, fatti prigionieri, furono poi fucilati, il 19 maggio, al Passo del Turchino. Altri 400 partigiani furono catturati e avviati alla deportazione (quasi tutti a Mauthausen), ma 200 di loro riuscirono fortunosamente a fuggire, mentre i loro compagni lasciarono la vita nei campi di concentramento.
Il rastrellamento della Benedicta, che nelle intenzioni dei nazisti e dei fascisti avrebbe dovuto fare terra bruciata intorno alla resistenza, non riuscì tuttavia a piegare lo spirito popolare. Anzi, proprio dalle ceneri della Benedicta il movimento partigiano, dopo aver avviato una riflessione anche spietata sugli errori compiuti, riuscì a riprendere vigore: la divisione "Mingo", attiva nell'ovadese, ebbe tra i suoi promotori proprio alcuni degli scampati alla Benedicta. Altri partigiani continuarono la loro esperienza in formazioni della Val Borbera e in altre divisioni partigiane dell'appennino alessandrino.
Nel 1996 il Presidente della Repubblica ha conferito alla Provincia di Alessandria la medaglia d'oro al valore militare per l'attività partigiana, con una motivazione che fa espresso riferimento all'eccidio della Benedicta come evento emblematico della Resistenza di questo territorio.
DOCUMENTAZIONE: http://www.benedicta.org/sito/pages/documentazione/documentazione.htm