IL SETTIMANALE - Il governo Monti, il governo del Presidente, ha ottenuto sia alla Camera che al Senato una fiducia con dei numeri impressionanti, riuscendo a mettere d'accordo quelli che fino a una settimana prima erano acerrimi e irriducibili avversari (per usare un eufemismo). I commentatori e i protagonisti si sono affrettati a dare le più diverse e a volte fantasiose letture di un esito della crisi che, comunque la si racconti, segna l'inequivocabile fallimento della politica e di una classe politica preoccupata unicamente di tutelare interessi spesso poco nobili e incapace di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, senza inutili e degeneri tatticismi.
Una classe politica che si è delegittimata da sola, con atteggiamenti dissennati, da vera casta, preoccupata quasi esclusivamente di tutelare i propri privilegi, ben rinchiusa in un palazzo divenuto vero e proprio bunker, lontano anni luce dalla società che fuori soffre e si affanna per cercare di fronteggiare i morsi di una crisi sempre più profonda. Un fallimento su tutta la linea, certificato (per usare un termine tecnico) dall'abile e provvidenziale intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che è riuscito a far sloggiare il riottoso inquilino di Palazzo Chigi, che le ha provate tutte fino all'ultimo pur di rimanere abbarbicato alla sua poltrona e al proprio potere. Molti, a cominciare dall'ex Presidente del Consiglio, hanno gridato al golpe dei "poteri forti", bollando la nuova fase politica come "sospensione della democrazia", rivendicando il fatto che si sarebbe dovuto andare immediatamente al voto. Chi dice questo dimentica, forse volutamente, che la vera sospensione della democrazia è stata inaugurata da quando è in vigore una legge elettorale (il "porcellum") che, di fatto, non consente ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti; è un dato innegabile, infatti, che già al momento della presentazione delle liste dei candidati, si può stabilire la composizione del nuovo Parlamento per il 70%. E dato che queste persone si sa come vengono scelte, allora si capisce bene che andare in questo momento ad elezioni, con questo sistema elettorale, significherebbe consumare l'ennesima, inutile beffa sulle spalle della popolazione.
Non è sostenibile neanche il ragionamento portato avanti da qualche novello Machiavelli che ha sostenuto che soltanto un governo tecnico avrebbe potuto prendere provvedimenti impopolari. Si tratta anche in questo caso di una palese ammissione di incapacità di fare il proprio dovere morale, civile e politico, una evidente dichiarazione di incapacità di svolgere un compito di alto profilo istituzionale, come sarebbe richiesto. Un'ultima annotazione sul Presidente Monti e la sua squadra di governo: colpisce l'estrema sobrietà dagli atteggiamenti e del linguaggio, segno evidente che davvero il 12 novembre 2011 è finita un'era.
Intanto nella voce "sacrifici" che i politici messi brutalmente in panchina dall'evidenza dei fatti, prim'ancora che dalle scelte del Quirinale, si affannano a invocare, gli stessi non sembrano far rientrare i lauti compensi ed i privilegi di casta che anche in tempi molto recenti si sono affrettati a rimpinguare. Non sembri, dunque, populistico o demagogico se si chiede di iniziare a tagliare proprio da lì; del resto, visto che sono stati messi ormai fuori squadra (sempre per usare un'espressione del linguaggio pallonaro tanto caro a molti), è giusto che siano drasticamente ridotti gli ingaggi !