LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Le letture odierne pongono in stretto rapporto la preghiera e la perseveranza che devono caratterizzare la fede. Paolo insiste con Timoteo: «Tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente». La doppia sottolineatura della nuova tradizione italiana si basa sul valore della fede come persistenza oltre ogni dubbio e superamento di qualsiasi momentanea esitazione. È ciò che Paolo raccomanda al giovane discepolo ed è ciò che Gesù raccomanda a tutti noi. Da Abramo a Mosè, come del resto in tutti i profeti, la fede è ciò che resiste ad ogni contrarietà. Anche nel cimento, ci consente di restare saldamente davanti a Dio, come "restarono salde" le braccia di Mosè nella lotta per la sopravvivenza del suo popolo. L'espressione adoperata indica con la fermezza di quelle braccia (‘emunâ) la stabilità della fede, mentre il Vangelo di oggi suggerisce che fede è anche non fermarsi mai nella lotta per la giustizia, al pari della vedova della parabola. Pertanto, quanto più aspro è il nostro disincanto nelle nostre esperienze quotidiane, tanto più resistente deve essere la fede per non soccombere. Talvolta non resta che la preghiera intensa e ripetuta. Non una preghiera rivolta ad una forza magica, ma l'espressione di una fiducia totale in Colui che richiede vigilanza e soprattutto perseveranza.
PREGHIERA
Ci sarà fede ancora sulla terra?
Ci sarà ancora fede, Signore, al tuo ritorno?
Mi chiedo sempre perché questa tua domanda
ed ogni volta non trovo una risposta.
Sento solo che se la fede mi mancasse,
mi mancherebbe il cielo, mi mancherebbe l'aria,
mi mancherebbe tutto e vagherei nell'ombra.
Ma poi capisco che Tu non chiedi una risposta.
O meglio non la chiedi come si può rispondere a parole.
La fede è molto più che una risposta.
La fede è essa stessa un'eterna domanda,
che mai si ferma, come mai si ferma la vita.
È come il mare, che più aspramente
o più dolcemente in altri giorni, sempre si infrange sugli scogli.
La fede è dunque accettare questo moto.
È sentirsi mancare al solo dubbio di poterla perdere. (GM/17/10/10)
2^Lettera di Paolo a Timoteo (3,14-4,2) - Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero.
Vangelo di Luca (18,1-8) - Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: "In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario". 4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"". E il Signore soggiunse: "Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".