La denuncia della Scossa: Lunghe file e interminabili attese per chi non ha raccomandazioni. All'ospedale di Praia a Mare per un ecografia urgente devi aspettare 20 giorni. «Promuoveremo un comitato contro la mala-sanità calabrese»
SCALEA (Cs) - E' il solito gioco al massacro che contraddistingue gli ospedali dell'alto tirreno cosentino: in un periodo di tagli e di piani di rientro che tendono a chiudere ospedali come quello di Praia a Mare e ridimensionare quelli come Cetraro e Paola in nosocomi che non servono a niente, ancora si continua a fregarsene delle lunghe liste di pazienti in attesa di Tac, ecografie e visite varie. Dal punto di vista del paziente, occorre dirlo, pare proprio che le cose non siano migliorate nelle sale e nei corridoi degli ospedali ed il pensiero di questo nuovo piano di rientro non fa sperare in meglio, soprattutto quando per una visita di 5 minuti al reparto cardiologia di Praia a Mare, ti mettono in attesa per 20 giorni. Certamente, posso comprendere le ragioni del direttore sanitario dell'ospedale di confine calabrese, Vincenzo Cesareo, ed esprimergli la mia assoluta vicinanza e solidarietà per ciò che il piano di Loiero e Scopelliti sta prevedendo.
Comprendo che non è colpa sua se ci sono primari, dottori e infermieri che, anziché fare il proprio dovere, vanno a spasso per gli ambulatori, dove pare che qualcuno si permette pure il lusso di andarsi a fare un giro in città, ma non è più possibile continuare a subire questo vergognoso modo di fare sanità in Calabria. Oggi viviamo di fronte al baratro della chiusura del nosocomio di Praia a Mare e l'immagine che i nostri ospedali danno, al confronto con l'opinione pubblica, non aiuta mantenere quella lotta alla sopravvivenza che stiamo facendo per far capire a Scopelliti di mantenere la struttura, perché il quadro che si presenta è vergognoso: non è più normale fare aspettare i pazienti per una visita urgente più di venti giorni , mantenere liste di attese lunghe mesi e costringere gli utenti a raccomandarsi per avere riconosciuto il proprio diritto in tempo utile. Nei nostri ospedali non si rendono conto che le cose non possono funzionare in questo modo. Gli utenti calabresi non si fidano delle proprie strutture proprio perché in molti reparti vige questo modo di fare. Dovrebbe far riflettere il dato dei cittadini calabresi che vanno a curarsi fuori regione proprio per i motivi esposti.
Dal punto di vista umanitario è inaccettabile e le testimonianze come quelle capitate ad un signore di 76 anni di Orsomarso, al quale è stato diagnosticato un tumore in corrispondenza dalla Liguria, confermano questo tipo di degrado. Il paziente in questione è stato ricoverato all'ospedale di Praia a Mare per due mesi senza responso della sua malattia, dopo 40 giorni di ricovero è stato mandato all'ospedale di Cosenza a sue spese con le cartelle cliniche di Praia a Mare e da lì, senza esito, è stato rimandato a casa. Dopo due giorni è stato di nuovo ricoverato a Praia con il sospetto di un tumore per farla breve, pochi giorni fa è uscito dall'ospedale con la figlia accorsa dalla Liguria che ha mandato le sue cartelle cliniche a Genova e dai primari degli ospedali liguri si son fatti dare la diagnosi completa e le cure che il poveretto si deve fare per sopravvivere al tumore . Due giorni fa ho anche appreso che persino le medicine gli sono arrivate per posta da Ventimiglia e questo conferma ancora quanto sia scellerato il modo in cui vengono trattati i pazienti degli ospedali dell'alto tirreno cosentino che non hanno raccomandazioni per curarsi.
Mi dispiace, ma non possiamo andare avanti così, 25 giorni per un ecografia, 3 mesi per una tac e la media di 75 giorni di attesa per visite a regime di day Hospital: meglio chiamare gli aiuti umanitari! Allo scopo di combattere questo tipo di arretratezza della nostra zona ho deciso di promuovere l'iter per la costituzione di un comitato finalizzato alla fondazione di un osservatorio sulla salute formato da cittadini, professionisti e vittime della sanità calabrese che non intendono più sottostare al panorama vergognoso dei nostri ospedali e di tutelare, attraverso ogni tipo di azione giudiziaria, i pazienti del nostro comprensorio che dovrebbero usufruire di servizi sanitari degni di un paese civile.