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Quando si sta per varcare la soglia della vita, se ne capisce il suo significato più autentico

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre, non più però come schiavo, ma come fratello carissimo». Con queste parole Paolo rimandava dalla prigione, dove si trovava rinchiuso, lo schiavo Onesimo al suo padrone Filemone. Un discorso che più che tra un apostolo a un laico è tra cristiani, dei quali tuttavia due, Paolo e Onesimo, erano entrambi in pericolo di vita. Lo schiavo fuggiasco, che come prevedeva la legge, poteva essere ucciso dal suo padrone e Paolo, su cui pendeva un'eventuale condanna di morte. Ma, come succede, proprio quando si sta per varcare la soglia della vita, se ne capisce il suo significato più autentico. La sua precarietà tocca il limite estremo e solo allora si intravede ciò che esiste oltre tale limite. Ciò che si intravede non è però una sorta di prolungamento del finito, così come l'eternità non è mai da pensarsi come una dilatazione del tempo. Andremmo completamente fuoristrada. Piuttosto: dove la vita terrena finisce, appare la qualità diversa di una vita che non finisce e, in questa scia, tutto appare nella sua diversa ineguagliabile qualità. In viaggio verso Gerusalemme, anche Gesù prevede la prossima fine della sua vita sulla terra. Ci invita allora a guardare tutte le cose liberandoci dalle proporzioni terrene, perché ci indica una prospettiva, nella quale si spicca il volo più che verso una nuova terra, verso una realtà tutt'altra, che per ciascuno inizia quando la precedente finisce. Portare la propria croce dietro Gesù significa portare la propria umanità fino a quest'ultima frontiera del nostro transitorio finito, laddove si spalanca l'eternità dell'Infinito.

PREGHIERA
Scruto più spesso l'orizzonte, ora che nella mia clessidra
la sabbia si assottiglia più in fretta,
e spingo sempre più lontano lo sguardo,
cercando in questo apparente infinito
un segnale o forse, meglio, le porte che toccano
ciò che non ha né principio né fine...
Qui sulla spiaggia i gabbiani fanno una sosta
prima di inebriarsi di nuovo nell'azzurro
e non mi resta che invidiarli, mentre le tue parole
mi confortano e mi spingono, o Dio, ancora più in alto:
«A stento immaginiamo le cose della terra,
come potremmo mai investigare quelle del cielo?».
Cielo che ci avvolgi e che fuggi,
che hai già rapito molti migliori di noi,
apriti alle nostre preghiere
allenta le fibre dell'eterno e accoglici.
Voleremo felici e troveremo la pace.
Amen! (GM/05/09/10)

Sapienza 9,13-19 - Quale, uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall'alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza».

Vangelo di Luca (14,25-33) - In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: "Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro". Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

Lettera a Filemone (1,9-10.12-17) - ... Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.... Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma come fratello carissimo.

05/09/2010

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Data: sabato 21 dicembre 2024 - 18:23:27