ITALIA - Qualcuno mi dirà che ciò che accade a Pomigliano non ha nulla a che vedere con la scuola! Che questa ha i suoi problemi e che il mondo del lavoro è un'altra cosa! Tutt'al più, di problemi di questo tipo ce ne possiamo occupare quando i nostri giovani degli istituti secondari giungono al quinto anno laddove la scuola procede all'ultima fase di una didattica orientativa, quella terminale: a tale titolo corrisponde - o corrisponderebbe - tale profilo, e in base a questo lo studente può accedere al lavoro, ovviamente se il mercato lo consente!
Mi domando: che significato assume il ricatto a cui i nostri operai di Pomigliano sono sottoposti? Riguarda loro soltanto, i loro diritti messi in discussione, o non riguarda tutti noi, noi in quanto cittadini che a diverso titolo "facciamo scuola", insegnanti, genitori e, in primo luogo, i nostri studenti in quanto futuri lavoratori? A Pomigliano non è in gioco solo un posto di lavoro, non è in gioco solo la sottoscrizione di un contratto, perché la dinamica delle lotte sindacali dal dopoguerra ad oggi problemi di questo tipo li ha sempre affrontati. E non sono problemi che hanno una diretta ricaduta sulla scuola! Il fatto è che la partita che si sta giocando a Pomigliano, e che si è giocata a Termini Imerese, è molto più importante! Non è un caso che la Fiat abbia adottato con inconsueta arroganza termini assolutamente provocatori e ricattatori! O accettate questa minestra o, io Fiat me ne vado! Me ne vado là dove il mercato globale mi permette profitti di cui qui in Italia non posso più godere! Per tanti anni ho dovuto subire le vostre richieste, ora basta!
Ed è ben più grave che tutto un governo è d'accordo con questa linea! Non offre un autorevole tavolo per trattare! Assume in toto la linea di Confindustria. Il nostro Presidente ce lo dice tutti i giorni: la Costituzione è un limite! E' datata! L'hanno redatta i catto-comunisti, tutti tesi a pensare solo ai lavoratori e ai comuni cittadini! Non agli imprenditori! Quei vegliardi dei Costituenti hanno pure scritto che la Repubblica è democratica e fondata sul lavoro! E non sull'azienda! Hanno pure sancito il diritto di sciopero! E hanno pure scritto che la proprietà privata deve assicurare una funzione sociale! E i poveri capitalisti? Il loro diritto al profitto non c'è scritto! Bisogna finirla con una Costituzione tutta tesa a proteggere la gente impoverita dalla guerra e che non dice una parola per chi i capitali li costruisce... ovviamente per sé!
Ora ci troviamo di fronte a due pericolose contingenze: la prima è quella di un mercato del lavoro globalizzato che, grazie alla velocità dei trasporti e alle tecnologie, consente di aprire e chiudere aziende in ogni dove, a piacimento dei padroni, sì, dei padroni, che non è affatto un vocabolo desueto; la seconda è quella di un governo che non vede l'ora di mettere mano alla Costituzione, per distruggere l'indipendenza dei tre poteri, aggredire la libertà d'informazione e, quel che è peggio, smantellare uno ad uno quegli articoli che riguardano i diritti e i doveri dei cittadini tutti! Cancellare l‘articolo 41 non è che l'inizio!
Ma torniamo all'istruzione, alla ricerca, all'università! L'attacco frontale che viene sferrato a queste istituzioni è in piena sintonia con l'attacco al lavoro! La svendita della cultura, dello Stato civile e di quello sociale è in funzione di un disegno restauratore che dal dopoguerra ad oggi non avremmo mai immaginato!
Cittadinanza e Costituzione! Il regalino concesso alle scuole! Voi bambini divertitevi con la Carta costituzionale che, a farla a pezzi, ci pensiamo Noi! Umiliare la scuola, umiliare il lavoro! Due aspetti di una stessa politica! A che serve la scuola se il lavoro non c'è? Il capitalismo non è una ideologia! E' una realtà più viva che mai!