LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo
Ricorre oggi nella prima lettura e nel Vangelo la figura della vedova, che, nonostante l'estrema precarietà in cui si trova, sa offrire per amore di Dio tutto ciò che le resta per vivere. Ci ricorda persone reali della nostra storia, qui tra le montagne e il mare della Calabria: persone che donano con generosità, pur essendo povere. Anche esse condividono ciò che hanno «in nome di Dio» e ciò in un duplice senso. Offrono quanto possiedono ai suoi messaggeri e sono come un segno ben trasparente della generosità di Dio. Proprio tale trasparenza della vita manca, nel Vangelo, a quanti si arrogano il potere di rappresentarlo, ma in realtà non si lasciano contagiare dalla sua gratuità, diventando, al contrario, avidi di privilegi e di denaro, fino a trasformarsi in disonesti. La ragione più profonda di questo stravolgimento della vita è che Dio non è stato o non è più la loro unica e vera ricchezza, ma solo un mezzo per arricchirsi. C'è una via alternativa e anche una via d'uscita, come via di salvezza? È una sola ed è quella che vediamo trasparire nell'agire della vedova e di Gesù: arrivare a rinunciare persino alla propria vita, per la vita degli altri.
PREGHIERA
Figure fragili e forti popolano la nostra memoria,
senza parlare del presente,
persone umili, simili alle vedove della Bibbia,
il cui vero mondo era già l'azzurro del cielo,
pur vivendo su questa terra
con la dolcezza e la precarietà di chi sa
che presto dovrà lasciarla...
Oh sì, davvero grande è il dono di simili presenze,
perché spingendo esse lo sguardo
oltre l'inconsistente provvisorio,
la loro vita si tinge d'incorruttibile speranza.
La stessa con la quale, al pari di te,
o Gesù, ci si butta nelle braccia del futuro,
sapendo che questo altro non è
che la vita stessa immortale di Dio.
(GM/08/11/09)
Dal primo libro dei Re (17,10-16) - In quei giorni, il profeta Elia si alzò e andò a Sarèpta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì.
Vangelo di Marco (12,38-44) - In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».