ALTO TIRRENO - “Un Sistema turistico locale per niente aderente e compatibile con le caratteristiche dei territori e sempre più pasticciato, confuso e incoerente con la filosofia della norma che lo prevede”. Sembra questo il senso della decisa presa di posizione del sindaco di Buonvicino Giuseppe Greco che contesta in toto la piega che sta prendendo il nuovo strumento di governance che dovrebbe vedere gli Enti locali, operatori privati, singoli o associati e gli altri soggetti pubblici, protagonisti dello sviluppo turistico dei propri territori. Un’iniziativa che secondo lo spirito della legge italiana (la n.135 del 29 marzo 2001, ‘’Riforma della legislazione nazionale del turismo’’, art.5) dovrebbe realizzarsi in "un contesto turistico omogeneo o integrato, comprendente ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzato dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate".
Non sembra però, secondo il primo cittadino di Buonvicino, che la proposta che si sta portando avanti in questa parte della Provincia vada in tal senso. Infatti pare che l’ambito territoriale individuato debba comprendere tutta la fascia di territorio del Tirreno cosentino Tortora-Amantea, con ulteriori escursioni nei territori di Marano Principato, Marano Marchesato, S. Fili e Domanico; in tutto una quarantina di comuni messi insieme alla rinfusa non si sa bene in base a quale criterio, ma comunque secondo una logica ben lontana dalla filosofia della legge stessa.
Giuseppe Greco, rivendicando l’idea originaria elaborata già da tempo, propone invece un discorso che esalti le caratteristiche di omogeneità del comprensorio dell’alto Tirreno come destinatario di un Sistema turistico locale che ha come attrattori principali i sistemi naturali (parco nazionale del Pollino e Riserve naturali orientate dei fiumi Lao e Argentino), sistemi culturali, siti geologici e archeologici in un contesto territoriale perfettamente integrato fra i comuni collinari e montani dell’entroterra che fanno da cornice all’area costiera. Una proposta che punta soprattutto a valorizzare il notevole patrimonio di strutture alberghiere e ricettive esistenti, i prodotti di una tipica agricoltura di nicchia e, non come ultimo, l’avio superficie di Scalea da trasformare in aeroporto di terza classe invece di abbandonarlo ad un inesorabile destino di ennesima cattedrale nel deserto.