di Stefano Sangiovanni
L'OPINIONE - Il caso Englaro ci mette di fronte alla meschina e crudele prepotenza del Vaticano e del governo berlusconiano che per un mero esercizio di potere assaltano non solo la Costituzione ma anche la dignità delle persone cogliendo ogni occasione per piantare un chiodo addizionale nella già gravosa croce che afflige Eluana e la sua famiglia. Ed è paradossale sapere che si tratta dello stesso governo che sostiene le carneficine belliciste, il governo della "linea dura" e cruda verso gli immigrati, e si tratta ancora dello stesso Vaticano che resta praticamente indifferente ai drammi della vita ma estremamente concentrato e combattente nelle questioni della nascita e della morte. Per entrambi è il disprezzo della vita vissuta e la difesa irrazionale della non-vita.
A fianco a questo una opposizione inconcludente, che non riesce a dire semplicemente quello che ci si aspetterebbe sentire: "ora basta". Ancora una volta (ma sinceramente lo sospettavamo) il PD è incapace di decidere su come comportarsi. Eppure la decisione dovrebbe essere abbastanza semplice, oltre che necessaria. Semplice perchè si tratterebbe di schierarsi dalla parte di una sentenza della cassazione che sancisce un diritto e la cui legittimità è stata confermata addirittura da successive sentenze della Corte costituzionale, in merito allo scontro concorrente del Parlamento, e dal Tar circa la pretesa del Ministro della sanità di non farla eseguire.
In realtà anche nel precedente caso di conflitto di attribuzione risolto poi dalla Consulta nel modo che era naturale aspettarsi, il Partito Democratico non ebbe la forza ne la responsabilità di pronunciarsi producendosi nell'astensionismo di una mesta uscita dalle aule parlamentari. Pure il cattolico Di Pietro, dimostrando una laicità che evidentemente non appartiene al PD, non ebbe dubbi a votare "no" in quella circostanza, così come non li avrà nel prossimo voto al senato sul Ddl blocca sentenza.
Veltroni si difende dall'imbarazzo della non-decisione dicendo che "bisogna abituarsi al fatto che nei grandi partiti esistano posizioni diverse sulle questioni etiche, materie nelle quali non può scattare la disciplina di partito", ma dovrebbe ricordare che i parlamentari sono eletti in rappresentanza dei cittadini non delle loro idee personali. I partiti hanno l'obbligo morale di esprimere una linea, anche e soprattutto nelle questioni più sensibili, assumendosi la responsabilità rapppresentativa davanti agli elettori. Invece, secondo la logica del segretario del "si può fare", gli elettori dovrebbero dare fiducia al suo partito non sulla base di un programma, di orientamenti espressi e chiari, ma affidandosi ciecamente alla morale personale del singolo parlamentare eletto, vuoi che sia la Finocchiaro piuttosto che la Binetti. Votate, per cosa lo scoprirete poi.
E' questo misero teatrino della politica italiota che minaccia non solo Eluana, ma la libertà e la democrazia. Scappa Eluana, scappa!