LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - È l’ultima domenica dell’anno liturgico ed è dedicata alla festa di Cristo Re dell’universo. Nel Vangelo Gesù parla di sé come del Re seduto sul trono della sua gloria, attorniato da tutti i suoi angeli. Le parabole immediatamente precedenti (le dieci vergini e i talenti) e tutte le altre che parlavano di qualcuno che sarebbe alla fine ritornato, hanno qui la loro chiave d’interpretazione. La gloria che circonda Gesù ricorda le grandi manifestazioni di Dio nell’Antico Testamento e la sua trasfigurazione nel Nuovo. Qui però Gesù parla in anticipo della sua ultima manifestazione, quando emetterà il definitivo giudizio di Dio su ciò che noi uomini avremo compiuto o trascurato nel tempo della nostra vita sulla terra. Se in alcune scene simili (chiamate apocalittiche) della Bibbia si parla di libri che saranno aperti per la resa dei conti e persino di otri di lacrime che contengono tutto il dolore umano, qui Cristo presenta se stesso come il libro vivente della memoria della sofferenza e dell’amore o del disinteresse e dell’indifferenza. Dirà: «Ero affamato e assetato, forestiero, nudo, malato o in carcere e vi siete fatti carico del mio dolore», oppure «mi avete ignorato completamente». Potremo rispondere, sorpresi: «Ma quando è successo e dove ti nascondevi?». Ma non ci gioverà molto, perché egli riprenderà: «Ogni qualvolta c’era un affamato, un assetato, insomma qualcuno che faceva appello alla vostra responsabilità, io ero lì, ero proprio io!». Voglia il Re della gloria aiutarci, perché quel giorno ci possiamo rammentare di averlo soccorso nell’abbandono e nella sofferenza. Lui che quel giorno svelerà la maestà che si nasconde nei volti più disfatti di questa nostra dolorante umanità.
(Due immagini dell’eremo delle Sarre rimandano alla stessa persona: il volto sofferente di Cristo e l’icona che lo ritrae vivente)
PREGHIERA
Oggi ci indichi, Gesù, la gloria nascosta
nei sofferenti della terra,
ostensori viventi
del tuo corpo risorto e ancora piagato.
Ci additi inoltre la tua vittoria
sul dolore e la morte
e su quanto ancora ci impedisce
di essere interamente ciò cui ci hai destinati:
perché «la gloria di Dio è l’uomo vivente
e la vita dell’uomo è la visione di Dio».
Così diceva il santo Ireneo,
quando attraversando, come noi,
questa storia umana di fatica e d’affanni,
di delusioni ed inganni,
ancora vedeva brillare la tua gloria
e ne restava rapito.
Aiutaci allora a portare con fierezza
la tua intangibile gloria
e a scorgerla accanto a noi
in quanti incontriamo
ogni giorno. Amen! (GM/23/11/08)
Vangelo secondo Matteo (25,31-46) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
1 Lettera ai Corinzi (15,20-26.28) - Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.