STORIA DEL SUD - Professionisti, ufficiali dell’esercito e della marina, sacerdoti e magistrati. Sono i martiri della Repubblica Napoletana (nella foto, lo storico logo) uccisi nel corso della restaurazione borbonica. Con una giunta nominata da Ferdinando IV cominciano i processi contro i repubblicani: su circa 8000 prigionieri, 105 vengono condannati a morte, di cui 6 graziati, 222 all’ergastolo, 322 a pene minori, 288 a deportazione e 67 all’esilio.
Tra i condannati vi erano alcuni tra i nomi più importanti della classe borghese e intellettuale di Napoli che avevano dato il loro appoggio alla Repubblica; tra questi Francesco Mario Pagano, Eleonera Pimentel Fonseca, Ignazio Ciaia, Domenico Cirillo, Vincenzio Russo e Francesco Carracciolo, giustiziati, e Vincenzo Cuoco, condannato all’esilio.
Le esecuzioni cominciarono già alcuni giorni prima della caduta della Repubblica, a Procida, il primo giugno del 1799, per concludersi circa un anno dopo, con l'esecuzione di Luisa Sanfelice a Napoli.
Le condanne vennero eseguite quasi tutte tra Procida e Napoli. Tra coloro che furono uccisi ci sono anche Gregorio Mattei, magistrato, ed il cugino Luigi Rossi, avvocato, entrambi giustiziati a Napoli il 28 novembre del 1799.
Ad entrambi è dedicato l’albero della Libertà che si trova a Montepaone.
Fonte: calabriaora.it - 29 luglio 2007