GIZZERIA (Cz) - Grazioso Manno per un mattino non ha pensato alla diga del Melito e all’annoso contenzioso con la Astaldi. O, se l’ingombrante profilo ha fatto capolino, l’ha incamerato nel pietoso cassetto dei “ci penserò domani”. Per il presidente dell’Unione regionale delle bonifiche e delle irrigazioni (Urbi) la giornata di ieri era tutta in gloria, non perché i problemi dell’acqua e della sua forma non siano sempre presenti, ma perché una tantum per via della riforma dei consorzi di Bonifica, avviata nei nostri confini prima che altrove, la Calabria può essere additata a modello per l’Italia, anticipando quanto previsto dal “Milleproroghe” in materia di riduzione di enti territoriali sovrabbondanti.
La riperimetrazione dei consorzi, approvata dal Consiglio regionale secondo la proposta elaborata dall’Urbi, ne porta il numero da 17 a 11 con un risparmio per le casse regionali del 45 per cento. Una modifica sostanziale, quindi, nata e gestita come una vera e propria autoriforma perché frutto di un vero processo di concertazione, nato un anno fa quando le tre organizzazioni professionali agricole, Coldiretti, Confindustria e Cia, avevano demandato all’Urbi uno sforzo di sintesi tra le esigenze dello snellimento amministrativo e del potenziamento in efficienza.
I Consorzi di bonifica sono enti pubblici economici che vivono anche di trasferimenti regionali, ma puntano all’autofinanziamento dai consorziati e dai servizi resi in tema di distribuzione di acque irrigue e di uso misto, anche potabile. Con la necessità di razionalizzare la distribuzione, eliminando sprechi e perdite in itinere, usi impropri e allacci abusivi, con l’inesorabile corollario dell’evasione dei canoni. La riperimetrazione ha
inciso profondamente nella fisionomia dei consorzi, con comprensori «che rispettano sotto l’aspetto tecnico - dice
Rocco Leonetti, dirigente generale del dipartimento agricoltura della Regione - le linee dei bacini imbriferi e
l’omogeneità delle aree, e che consentono sotto l’aspetto
amministrativo la vita dei consorzi, che secondo lo spirito
della legge istitutiva devono essere dei consorziati. In passato questo aspetto si è andato snaturando, divenendo progressivamente una sorta di enti strumentali della regione, con le conseguenti incursioni della politica. Oggi rientrano invece nel generale progetto di recupero e di rilancio dell’agricoltura e del mondo agricolo».
Si interrompe tra l’altro la lunga serie dei commissariamenti che hanno visto per esempio il Consorzio Sibari Crati amministrato in via straordinaria sin dalla sua nascita nel lontano ’54. Un’onta democratica sanata solo dalla giunta Loiero nel novembre del 2006 che istituendo i tre consorzi dello Jonio Cosentino, dei Bacini settentrionali del Cosentino e dei bacini meridionali del Cosentino, ha avviato la fase transitoria fino alla elezione degli organi di amministrazione ordinaria previsti dallo statuto. Circostanza salutata con enfasi da Molinaro Coldiretti, Macrì Confragricoltura e Mangone Cia. L’assessore Mario Pirillo, nel concludere i lavori, ha evidenziato come il riordino arrecherà nel concreto un aumento dei flussi finanziari verso i consorzi, tra l’altro legittimati ad assumere ruolo di soggetti proponenti di progetti finanziati con le risorse comunitarie 2007-2013.
Fonte Calabriaora.it (Raffaele Nisticò) - 26 luglio 2008