Alla vigilia della partenza di Goletta Verde diffusi i dati su abusivismo e inquinamento. "Nel 2007 sul litorale italiano 4.000 infrazioni, 1.399 sequestri e 5.066 denunce". Coste assediate da fogne e cemento. "Sul mare due illeciti a chilometro". Legambiente: "Business del mattone senza freni, violate anche le aree protette".
ROMA - Venerdì prossimo le Golette Verdi di Legambiente salperanno da Palermo e Savona alla scoperta dello stato di salute del mare italiano. Come ogni anno, anche per questa XXIII edizione, saranno due le imbarcazioni impegnate a navigare lungo le coste dell'Adriatico e del Tirreno per documentare la qualità dell'acqua dove ci tuffiamo e lo stato di salute dell'ecosistema marino. Quello che c'è invece "sopra" il mare, ovvero lungo i 7.400 chilometri di costa italiana, gli ambientalisti lo sanno già.
"Nel 2007 - si legge in Mare Monstrum, un dossier dell'associazione con storie e numeri sulle ferite inferte al nostro litorale - intorno al ciclo del mattone selvaggio si sono registrate quasi 4.000 infrazioni e sono scattati 1.399 sequestri e 5.066 denunce". "Considerando poi anche le altre voci (inquinamento, depurazione, pesca di frodo, infrazioni al codice della navigazione) nel 2007 i reati ai danni del mare e delle coste italiane - precisa ancora Legambiente - sono stati 14.315, quasi due infrazioni per ogni chilometro di costa". A guidare la classifica è la Campania, con 2.355 illegalità accertate da forze dell'ordine e capitanerie di porto.
Il dato generale è in calo rispetto alle statistiche dell'anno precedente, ma a preoccupare è l'incremento degli illeciti accertati per quanto riguarda gli scarichi a mare e la depurazione, cresciuti di oltre il 42%, con 1.916 infrazioni accertate, 1.966 persone denunciate o arrestate e 737 sequestri effettuati.
Ma oltre alle violazioni, a danneggiare mare e coste in molti casi sono anche le scelte politiche. Per questo la "bandiera nera" assegnata da Legambiente a quelli che considera "i nuovi pirati del mare" è andata quest'anno tra gli altri alle regioni Abruzzo e Campania, rispettivamente per aver rivisto in senso meno restrittivo la legge sugli scarichi e per la pessima gestione degli impianti di depurazione.
"Quello che emerge dal dossier - spiega Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente - è che in riva al mare il businnes del mattone non teme confronti e ormai non riguarda più solo case di villeggiatura, ma grandi speculazioni immobiliari che vanno dalle megastrutture alberghiere ai parcheggi, fino ai nuovi porti e che non risparmiano neanche le aree protette". L'associazione ambientalista cita ad esempio l'abusivismo edilizio accertato lungo i 38 chilometri della Riserva marina di Capo Rizzuto.
"La motivazione - dice ancora Venneri - è sempre quella dello sviluppo turistico, ma in molti casi questa idea lascia perplessi anche gli stessi operatori del settore". Legambiente non nasconde quindi la delusione per il fatto che l'abbattimento del complesso edilizio di Punta Perotti sia rimasto un episodio isolato anziché il primo passo di una nuova stagione di lotta agli ecomostri. Per questo l'associazione ricorda la "top five" degli obbrobri che deturpano le nostre coste:
l'hotel Alimuri a Vico Equense (in Campania); le palazzine di Lido Rossello (in Sicilia); la "Palafitta" e il "Trenino" a Falerna (in Calabria); il villaggio abusivo di Torre Mileto (in Puglia); lo "scheletrone" di Palmaria a Porto Venere (in Liguria).
Fonte: La Repubblica.it - 24 giugno 2008