LA LOCANDINA di d. G. Mazzillo - La liturgia ci invita a ricordare tutto il cammino finora fatto, con i suoi momenti di prova. Lungo di esso abbiamo potuto apprendere che cosa abbiamo veramente a cuore e che cosa conta di più per noi. Abbiamo finalmente imparato che non viviamo solo di pane terreno, ma di ciò che esce dalla bocca di Dio? In realtà Dio stesso ci ha dato molto di più. Ha voluto sorprenderci, donandoci non una parola qualsiasi, ma la Parola per eccellenza, il suo stesso Figlio. E questi, sul finire della sua vita terrena, ha voluto darci un pane straordinario, accompagnandolo con una bevanda straordinaria. Lasciandoci il suo corpo e il suo sangue, ha voluto restare sempre presente tra noi, perché il deserto del cammino ancora da compiere - di cui parla la prima lettura - non fosse un luogo di spavento e di serpenti, di solitudine e nostalgia, ma si animasse di un compagnia discreta eppure reale: la compagnia del pane e del vino del viatico, cioè Cristo, che cammina con noi ...
PREGHIERA
Un piatto e un calice
presso una una piccola luce:
sorreggono il cielo ed esprimono pace,
divenendo il tuo corpo, il tuo corpo donato
ed ancora il tuo sangue, il tuo sangue versato.
Più di noi, che in poveri cocci portiamo l'immagine tua e
la nostalgia del tuo cielo,
essi contengono te, che hai desiderato
di raggiungere questa povera terra
e hai voluto restarci...
Ed essa è rifiorita di nuove speranze,
la sua solitudine è stata sanata
e la vita immortale proprio qui
per noi e con noi ha cominciato a sbocciare.
Grazie, Gesù, di questo dono, che è immenso! (GM/25/05/08)
Libro del Deuteronòmio (8,2-3.14-16) - «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere ... per sapere quello che avevi nel cuore ... per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».
Vangelo di Giovanni (6,51-58) - «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».