SCALEA - I lavori stanno procedendo con lena. Un ponte mobile è stato collocato sul fossato che separa la strada dal terreno interessato, su cui una gigantesca gru consentirà di issare l’antenna di telefonia mobile alta circa 40 metri. Delusione. Questa è la parola d’ordine in località Pantano, a Scalea. Dopo un braccio di ferro che dura da una decina di mesi tra il Comitato contro l’antenna, l’azienda telefonica, il Comune, dopo un lungo
presidio fatto di notti e giorni al freddo, sotto l’acqua, uomini e donne, giovani e anziani al bivacco, dopo una manifestazione di protesta cui parteciparono anche gli studenti del vicino Liceo scientifico Metastasio, è giunto il momento di accettare la situazione, per quanto incresciosa, e di affidarsi all’intervento della Madonna del Carmine, come dicevano molti dei presenti. “Purtroppo l’azienda ha dalla sua una sentenza favorevole del Tar”, sono state invece le parole del sindaco Mario Russo, che si è recato ieri mattina sul luogo.
I cittadini di località Pantano la prima notte l’hanno già trascorsa al presidio, certo, molto meno di quelli di qualche mese fa. La signora Luisa Di Cristo, nonostante la nottata insonne, continuava a incitare con il megafono i presenti a non mollare. Ma, lentamente, i pochi studenti del Liceo rimasti a dare solidarietà sono ritornati a scuola, consapevoli che la mobilitazione non era riuscita questa volta. Tante le forze dell’ordine presenti, e senza dubbio questo è un fattore che ha condizionato i ragazzi. Luisa ripeteva il suo grazie agli studenti e, nello stesso tempo, urlava contro quanti stanno demordendo. Quello che si vedeva ieri mattina era ciò che rimane di un movimento al suo esaurimento.
Quando è arrivata la gru, la tensione è salita. Luisa Di Cristo ha minacciato di buttarsi nel fossato e, subito dopo, è arrivata un’ambulanza a scongiurare il peggio. L’unica novità che balzava di bocca in bocca tra i manifestanti riguardava l’illegittimità del ponte mobile: il fossato pare sia di proprietà del Consorzio di Bonifica, il quale, prima di dare il permesso ad attraversarlo con l’armatura, avrebbe voluto vedere la relazione tecnica relativa ai lavori. L’ultima speranza per il Comitato, un cavillo per allontanare l’esecuzione completa dell’installazione.
Aveva ragione il Forum ambientalista a dire nei giorni della crisi maggiore che si trattava solo della prima fase della lotta, che si sarebbe conclusa, nella migliore delle ipotesi, con la rimozione del cantiere e il ripristino dei luoghi. Ma, scriveva allora Mauro Di Marco, “per il territorio e i cittadini questo iter non ha esito scontato e bisognerà attenderne gli sviluppi prima di cantar vittoria. Questa positiva tappa non è che l’inizio di un cammino che interessa tutti i cittadini e non solo quelli di Scalea”. Quando nessuna regola è stata infranta se non quella della legittima opposizione dei cittadini a un progetto che non hanno deciso né approvato, il vero problema ambientale rimane la democrazia negata.
Fonte: La Provincia cosentina (Tania Paolino) - 17 maggio 2008