LA LOCANDINA di don G. Mazzillo - L’espressione che Gesù è il pastore del suo popolo abbraccia molti significati. Innanzi tutto egli è quel pastore di cui parla spesso la Bibbia, a iniziare dall’intesa benedizione di Giacobbe, che indicava Dio, come colui «davanti al quale hanno camminato i miei padri Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore da quando esisto fino ad oggi, l'angelo che mi ha liberato da ogni male» (Gen 48,15-16). Anche Gesù è e deve essere riferimento e orientamento della vita, perché è colui che ci conduce e ci protegge, come angelo custode, da ogni male. Gesù è ancora pastore perché ci parla continuamente, e noi, riconoscendo la sua voce e la sua autorevolezza, restiamo i suoi alunni. Sarà interessante notare, a questo riguardo, che il “recinto” in cui Gesù entra e chiama le sue pecore, è in greco indicato con la parola aulē (da cui viene aula). Infine, Gesù è colui che ci spinge fuori (ekballō) dal chiuso e dalle nostre comodità, per condurci in luoghi ampi e liberi e per questo noi ci accompagniamo (akolouthein) a lui, che va in prima fila. Realizziamo così quella sequela alla quale ha chiamato ciascuno di noi, con il nostro proprio nome, così come aveva chiamato i suoi discepoli, dicendo «vieni, seguimi, accompagnati a me!».
La foto riproduce una “porta delle pecore” che era alle Sarre. Attraverso di essa le pecore potevano passare solo una alla volta, per essere contate e riconosciute)
PREGHIERA
Tu Gesù, Angelo che ci accompagna
e al quale ci siamo accompagnati,
sii sempre presente nella nostra vita,
perché a te abbiamo affidato
ciò che avevamo di più caro.
Non mancano anche in questa generazione
parole ingannevoli e ammalianti
e troppi sono coloro che tentano
l’assalto della nostra anima
attraverso le fessure delle nostre ferite
e le nostre umane debolezze.
Tu solo sei entrato dalla porta
della nostra umanità, caricandoti
di ciò che siamo e dignitosamente
hai affrontato e sconfitto tutti i nostri nemici:
quelli occultati al nostri interno
e quelli interessati solo a rubarci
anima e sentimenti,
il nostro presente e il nostro futuro.
Ma venendo con te, noi verremo
negli spazi della vera libertà
e saremo al sicuro. (GM/13/04/08)
Vangelo di Giovanni 10,1-11 - <<[Diceva Gesù:] «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».