LA LOCANDINA di d. G. Mazzillo - «L’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame». Quest'espressione, tratta dal salmo 32 (33), può aiutarci a trovare il tema conduttore della seconda domenica di Quaresima. L'occhio di Dio qui significa l'amore con cui egli segue la nostra vita. In particolar modo significa la cura continua e ininterrotta con la quale egli segue coloro per i quali la sua presenza è determinante. Sono quanti lo "temono", nel senso che hanno a cuore la sua vicinanza e sanno costantemente orientare la propria vita verso di lui. Nel Vangelo di oggi è Gesù, il figlio, l'amato (o agapētós), che nell'andare sul monte è come se cercasse un appuntamento con Lui, similmente a Mosè ed Elia, che proprio su un monte avevano ripetutamente incontrato Dio. Questa volta l'appuntamento diventa però un appuntamento collettivo: oltre al Padre, Gesù incontra anche Mosè ed Elia. Le storie e le parole di costoro intercettano la parola e la storia di Gesù, come ad indicarne il valore ultimo e definitivo. Ma ci sono anche tre discepoli, gli stessi che tra non molto lo vedranno soffrire fino allo spasimo e lo vedranno morire. A loro il Padre conferma che chi spera in lui, sarà liberato dalla morte, e Gesù, scendendo dal monte, parla della sua risurrezione dopo la sua morte. La trasfigurazione è come la visualizzazione di questa solenne conferma della validità del messaggio e della vicenda di Gesù. Costituisce un anticipo della gloria della risurrezione stessa e così come il contatto con Dio di Mosé e di Elia, aveva resa luminosa la loro vita e persino lo stesso volto di Mosé, alla stessa maniera diventa luminoso il Figlio, l'Amato, e risplende d'amore l'imminente dono della sua vita.
PREGHIERA
Risplende la luce sul monte
ed allarga gli orizzonti, in contrasto
con i cupi colori della sua base
e dei suoi angusti dintorni...
Così risplendeva quel giorno, Signore,
il monte della tua luce, il monte di Dio,
Tu che fosti chiamato fin dall'inizio "Dio delle cime".
Diradava le ombre della tua sorte imminente
di lacrime e sangue e dall'alto del cielo,
che veniva a toccarne la cima,
ti confermava su quella via che presto
avresti ripreso scendendo verso la valle.
È anche la nostra valle di gemiti
e di struggente e insuperata nostalgia
della stessa altissima vetta,
che ci portiamo dentro ogni giorno
e che che ci trascina al di là di ogni nostro tormento.
GM/17/02/08)
Dal Salmo 32 Ritornello: <
Vangelo di Matteo - 17,1-9 "In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».