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Il posto dell'uomo nella natura

Uno dei fatti più accertati, ma anche uno dei fatti spesso preso poco in considerazione dalla gente comune è che l’Universo si evolve e insieme ad esso si evolve la Terra e tutti gli esseri viventi, tra cui l’uomo. In tutto il mondo si susseguono giorno dopo giorno scoperte di resti fossili che attestano in modo inequivocabile che la specie umana ha subito variazioni evoluzionistiche e che certamente discende da un ceppo comune ad altri animali come il gorilla o la scimmia. Vale la pena ricordare come questa conquista del pensiero umano, a pari di quella di Copernico e Galileo, descritta dalla Teoria dell’Evoluzione di Darwin, sia stata oggetto di una delle più accese e dibattute controversie tra i pro-evoluzionistici e gli anti-evoluzionistici che poi si incarnavano in progressisti e conservatori. La cosa curiosa è che Darwin formulò questa Teoria non basandosi su alcun reperto archeologico, praticamente indisponibile a quel tempo. Nel nostro secolo però sono avvenuti migliaia di ritrovamenti fossili che dimostrano che la specie umana, come le altre specie animali, derivi da un ceppo comune che va poi specializzandosi in forme varie e differenti. È facile ed anche ragionevole pensare che la stessa vita sia il frutto di una straordinaria combinazione di fattori naturali e che si sviluppi spontaneamente dove vi sono le condizioni ideali. Da tutte le scoperte fatte a seguito di ricerche archeologiche si riesce a costruire una mappa abbastanza dettagliata che articola il cammino evoluzionistico dell’uomo. I primi esemplari della specie umana vengono localizzati intorno a cinque milioni di anni fa con forme scimmiesche molto diverse da quelle dell’uomo attuale. Soltanto a partire da cinquanta mila anni fa sono individuati i nostri più simili antenati conosciuti come i Sapiens. Quindi tutto sommato la specie umana esiste relativamente da poco, soltanto da cinque milioni di anni, e contando il fatto che il nostro pianeta esiste da circa cinque miliardi di anni e che i dinosauri abbiano vissuto dominando la Terra per almeno centosessanta milioni di anni a partire da 225 milioni di anni or sono, ci rendiamo conto come la nostra Terra non è stata plasmata a riguardo dell’uomo ma che lo stesso uomo occupa una fetta piccolissima e irrisoria nella scala geologica degli abitanti del nostro pianeta.

La Teoria dell’Evoluzione di Darwin come tutte le grandi conquiste della conoscenza non può non avere ripercussioni sulla filosofia e su tutti i rami del sapere nonché a livello delle strutture sociali. La dottrina evoluzionistica, infatti, anziché raffigurare l’uomo, secondo che vuole la Bibbia, come re del creato a cui tutte le creature soggiacciono per soddisfare i sui bisogni, lo considera niente più che uno dei tanti altri esseri viventi che ha percorso faticosamente la strada evolutiva arrivando ad una posizione più elevata di qualsiasi altro animale. Questa concezione determina il crollo del mirabile disegno preordinato nella sua forma tradizionale e statica; cade quindi una gerarchia di investitura divina di cui l’uomo è al vertice. E nel crollo vengono travolte anche strutture che sembrano lontane dalla mera discussione biologica ma che in realtà le sono collegate. Cade non soltanto una determinata rappresentazione del mondo esterno ma con essa crollano le basi di una certa società, di un etica, che sono ben radicate nel pensiero e nel cuore di molte persone. Come abbiamo detto, a distanza di oltre un secolo, la dottrina evoluzionistica di Darwin si dimostra valida più che mai ed è considerata dalla grandissima maggioranza degli scienziati una delle più importanti conquiste del pensiero, che consente di dare un’interpretazione razionale dei fenomeni biologici senza ricorrere a pseudo-spiegazioni metafisiche e miracolistiche che prescindono al vaglio della ragione e della prova.

Una considerazione conviene tener presente a seguito di questo discorso. L’uomo grazie alla possibilità di comunicare per mezzo dell’esempio, della parola parlata e poi scritta e grazie alle sue facoltà di formulare ed esprimere concetti astratti, ha instaurato un nuovo sistema di evoluzione che prima di lui non esisteva: l’evoluzione culturale. In virtù di questa egli ha potuto accelerare enormemente il processo evolutivo, rispetto all’evoluzione biologica, e in un tempo assai breve ha raggiunto vertici sconosciuti a ogni altro essere vissuto su questo pianeta.

Tuttavia l’uomo è come ogni altro animale che conosciamo con il quale in maggiore o minor misura siamo imparentati e insieme al quale evolve un ceppo unico da cui sono scaturite tutte le specie viventi. Il cammino ancora da percorrere per capire e interpretare tutti i fenomeni della biologia è lungo e irto di difficoltà, ma non v’è dubbio che la via aperta da Darwin è quella buona, scientificamente corretta.

Stefano Sangiovanni
13/01/2002

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