ROTONDA - Il Parco nazionale del Pollino è ancora una parco di carta, o peggio che deve ancora nascere. Sembrano pensarla così i politici lucani della Margherita-DL che hanno affrontato la questione senza risparmiare critiche al nuovo presidente Domenico Pappaterra, fresco di nomina e che aveva ricevuto non poche approvazioni da varie parti istituzionali e politiche, a cominciare dall’assenso incondizionato fornito alla proposta dalle due regioni interessate, la Calabria e la Basilicata. Sotto accusa risulta essere soprattutto la procedura usata per giungere a tale scelta, soprattutto viene indicata come una “mostruosità giuridica” che si ripete, il fatto che si sia nominato il Presidente ma non si è invece provveduto all’elezione del consiglio Direttivo.
Infatti, in un comunicato della Margherita–DL, a più di un anno di distanza da un altro intervento, si legge: «Preoccupa non poco, oggi, constatare come, malgrado il Commissariamento intervenuto nel maggio scorso in quell'Ente, non sia stata data ancora la possibilità di valutare, sia nei contenuti sia nei metodi, alcuna azione di svolta incisiva ed efficace nella programmazione e gestione delle improcrastinabili politiche di conservazione, di tutela, di valorizzazione e di sviluppo socio-economico e culturale. Risulta particolarmente imbarazzante, infatti, il ripetersi di una mostruosità giuridica, istituzionale e politica, che già nella precedente gestione con il passaggio dalla nomina del Commissario Straordinario alla nomina del Presidente dell'Ente Parco, senza la contestuale nomina del Consiglio Direttivo, aveva determinato di fatto, dall'ottobre 2002 al febbraio 2004, una gestione monocratica, di dubbia legittimità, con l'adozione di oltre 200 Delibere Presidenziali urgenti e indifferibili, salvo ratifica del Consiglio Direttivo, inesistente perché non nominato».