PARCO DEL POLLINO - “Incoscienti e bugiardi”. È questa la pesante accusa che i rappresentanti delle Istituzioni ai vari livelli si vedono mossa dai 34 lavoratori ex LSU del Parco nazionale del Pollino i quali si ritengono letteralmente “rovinati come persone, come lavoratori e soprattutto come padri e madri di famiglia”. In un comunicato stampa, nel quale si coglie tutto il senso di sfiducia che rasenta la disperazione, questi ormai “ex”, giovani, lavoratori, attivisti sindacali, militanti politici, ecc., manifestano non solo la loro preoccupazione per l’essersi ritrovati dopo oltre un decennio nella condizione di disoccupati, senza alcuna prospettiva per il futuro.
“Ragazzi lo eravamo quando – scrivono in un comunicato – ancora LSU del Parco, qualcuno ha pensato di tirarci fuori dal bacino per farci stabilizzare da una Società temporanea d’Imprese, alla quale lo Stato ha elargito un bel po’ di miliardi di vecchie lire, per mortificarci, per schiacciarci, per ridurre in brandelli quel poco di dignità che ci rimaneva e poi, finiti i soldi, a distanza di quattro anni dall’assunzione, licenziarci tutti e collocarci in mobilità. Si vergognino tutti coloro che conoscono la nostra vicenda e non fanno nulla per riscattarci dai soprusi e le violenze morali e psicologiche che abbiamo subito.
Era necessario, nel 2006, l’abbattimento del 10% dei lavoratori posti in mobilità, per garantire la proroga della stessa mobilità alla rimanente parte. Questa percentuale è stata selezionata mediante presentazione del modello ISEE e sono state scelte 34 persone che, in base a quanto dichiarato nello stesso modello, corrisponderebbero ai lavoratori con più basso reddito familiare. Le trentaquattro persone sono state assunte dall’Ente Parco Nazionale del Pollino per sei mesi, con contratto a tempo determinato come Idraulico-forestali e, da accordi presi e sottoscritti con la Regione Calabria, si trattava di un contratto rinnovabile per altri sei mesi, in attesa di un progetto più ampio e complessivo.
I trentaquattro lavoratori, usciti dalla mobilità a gennaio 2006, hanno preso servizio a giugno 2006 e, a dicembre dello stesso anno, quando il loro contratto è scaduto, non è stato più rinnovato, per cui, ora, mentre, per fortuna, gli altri sono ancora in mobilità, i loro si ritrovano da ben sette mesi, iscritti nelle liste di collocamento, disoccupati e senza alcun sussidio. Avremmo altre cose da scrivere - concludono gli ex Lsu - ma sappiamo che non serve a nulla, perciò vi suggeriamo solo di vergognarvi se vi è rimasta un po’ di sensibilità e, con forza, vi consigliamo di dimettervi se non siete capaci di gestire la cosa pubblica e operare scelte oculate, senza usare le persone come cavie su cui fare gli esperimenti, riportando puntualmente solo risultati fallimentari”.