ORSOMARSO - L’assenza del suono della campana della chiesetta rupestre intitolata a Santa Maria di Mercurio, nell’omonima località del comune di Orsomarso, ha avuto un impatto emotivo abbastanza forte sulle decine di persone provenienti dai vari centri del comprensorio della Riviera dei Cedri per partecipare alla tradizionale festa dedicata alla Madonna. Tutti si interrogavano sulle ragioni per cui i soliti ignoti, alcune settimane fa, avevano divelto dai sostegni posti all’estremità sud del tetto e trafugato l’antichissima campanella di bronzo; e già c’era anche chi proponeva di avviare da subito una iniziativa di raccolta di fondi per ridare ‘’voce’’ a questo piccolo santuario che domina dal margine di un possente costone roccioso la bassa valle del fiume Lao e del suo affluente Argentino.
Le discussioni attorno alle possibili ipotesi dell’insano gesto si rincorrevano ed erano le più svariate, anche se tutti concludevano che una delle motivazioni più plausibili potrebbe essere quella del furto su commissione attuato dai mercanti di opere d’arte o di antiquariato, come ormai si è abituati ad assistere con una certa frequenza nelle varie chiese di questa zona. E la campanella del piccolo santuario di Santa Maria di Mercurio, posta al centro di una cittadella fortificata nell’ambito della più vasta Eparchia monastica del Mercurion, la cui edificazione risalirebbe al periodo precedente l’anno Mille, nel momento di massimo sviluppo e diffusione del monachesimo Basiliano, rappresentava certamente un obiettivo di sicuro richiamo.
Non mancavano le reazioni di protesta velate però di una malinconica tristezza degli anziani contadini i cui poderi si trovano intorno a questo colle solitario, i quali ricordavano come ogni anno, all’approssimarsi della festa, che da secoli cade fra la prima e la seconda domenica di maggio, durante la giornata si sentiva il suono argentino della campana che veniva avvertito come una compagnia fidata, un sostegno ed un conforto mentre erano impegnati nel duro lavoro dei campi.