8 MARZO - Donne di ieri e di oggi. 8 marzo. Perché la festa della donna non sia una retorica celebrazione ma segni il riconoscimento della partecipazione femminile alla vita politica e sociale italiana. Due punti di vista:
Tina Anselmi & Stefania Sandrelli.
Sessanta anni sono trascorsi dal voto alle donne. Noi vogliamo vivere questa data dell '8 marzo come è stato sempre nel nostro stile e nel nostro pensiero politico. Non si tratta quindi di celebrare, ma soprattutto di ricordare le tappe che le donne hanno percorso in questi anni per raggiungere una sempre più ricca presenza nella vita del nostro paese, ricordando appunto che questa ricchezza che le donne offrono alla vita politica e sociale è un passaggio non solo significativo per loro, ma significativo per tutta la società.
Se questo contributo non venisse comunicato al paese, certamente noi avremmo uno stato più povero, meno capace di affrontare anche i momenti difficile che oggi ci sono nella vita politica. Vogliamo perciò celebrare questa data per quello che essa rappresenta: una tappa che ha portato le donne ad aprirsi al contributo nella vita politica, sociale ed economica. Sapendo però che c'è ancora bisogno di questa loro partecipazione e che quindi il nostro ricordo si deve accompagnare necessariamente ad un impegno.
L'impegno di trasformare sempre più questo 8 marzo da momento celebrativo a momento di riflessione sul futuro del nostro paese. Siamo in questi giorni tutte preoccupate per gli elementi di non chiarezza, di equivocità, per i fatti che succedono e ai quali non si dà il dovuto risalto perché non si può mettere in discussione la democrazia e i suoi strumenti senza mettere in pericolo la libertà. Una libertà che va accresciuta continuamente se vogliamo che essa non sia un ricordo, ma sia invece motivo di impegno. Il nostro compito è soprattutto quello di far si che la democrazia apra uno spazio di partecipazione a tutte le donne italiane. Se saremmo capaci di trasmettere questo messaggio, allora l' 8 marzo assumerà un connotato più forte e più pieno. Come donne infatti sappiamo che la libertà è una conquista quotidiana e mai qualcosa di definitivo, di compiuto. Per questo, come abbiamo fatto in tutti questi anni, persisteremo nella lotta per la libertà e la democrazia.
Tina Anselmi
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La festa della donna è l’occasione per augurare alle donne tutto la felicità e la soddisfazione che meritano. La mia speranza è che per loro ci siano sostegni concreti soprattutto per le donne che lavorano e sono madri. Parlo di politiche sociali di assistenza vera: di asili, di aiuti economici, di collaborazioni. Voglio però augurarmi che la strada non sia ancora così lunga perché che le donne siano una parte importante della società è chiaro a tutti, meno evidente è l’urgenza con cui devono essere attuate politiche di sostegno e di aiuto. Qualche tempo fa intervenendo in un convegno presenziato da Piero Fassino mi venne spontaneo raccontare la mia storia di donna, di madre e di attrice.
Quello che mi venne da sottolineare con chiarezza era una semplice considerazione: io non avrei potuto fare il mio lavoro se non avessi avuto una condizione di privilegio, per cui non potrei riuscire a figurarmi una situazione diversa in cui una donna lavora e non ha sostegno, anche economico, per potersi permettere una ausilio per i suoi figli. Una persona normale, di media condizione, che lavora come può senza supporto e senza un contributo economico riuscire da sola a vivere il proprio duplice impegno di madre e di lavoratrice?
Per queste ragioni, cioè perché riconosco la difficoltà dell’ “essere donna”, ho trovato inverosimile e scandalosa la modalità con cui è stata tratta la questione delle quote rosa. Io ero a Milano in quei giorni e mi chiamo Ottavia Piccolo per partecipare alla serata organizzata a piazzale Duomo. Purtroppo non ho potuto partecipare a quell’evento, ma lo ho profondamente sostenuto con il cuore perché proprio allora ho avuto la consapevolezza che questo paese tornava indietro di vent’anni, o forse di più.
In questo paese affinché le donne possano trovare riconoscimento politico e sociale è necessario un processo di rinnovamento culturale profondo. E in questo l’imbarbarimento mediatico di cui siamo vittime, questo fascismo mediatico che addormenta le coscienze, di certo non ci aiuta perché impone alle stesse donne l’immagine di una vita ridotta a fiction. I media non possono essere ridotti a semplice strumento di offuscamento delle coscienze: dire come fa il presidente del Consiglio che sua madre va a fare la spesa ed il prezzo dei prodotti è giusto rappresenta una offesa per le donne e per le coscienze in generale. Questo modo di informare ha rallentato la maturità femminile e ha lavorato in senso contrario ad una loro maturazione sociale: le giovani guerreggiano per fare le veline e le anziane non hanno altra alternativa che il bombardamento televisivo qualunquista.
In questa situazione allarmante noi donne non dobbiamo cedere, continuando a chiedere spazio nella politica e nella società e continuando a lottare per una vera politica statale di assistenza per noi, per i nostri figli e per i nostri nipoti.
Stefania Sandrelli