Il fenomeno del recruiting online si sta allargando. L’attività di selezione del personale attraverso il Web non è più il vezzo di società all’avanguardia, ma riguarda sempre più spesso le PMI, spesso alla ricerca di specialisti o di figure difficilmente trovabili tramite i canali tradizionali.
In Europa, secondo Forrester Research, il 20% dei nuovi assunti a fine 2002 è stato reclutato online. Un dato che acquista rilievo se si considera che nei due anni precendenti la percentuale si fermava al 5% e che per il 2003 è prevista un’ulteriore impennata del 10%. Perché tutto questo? Semplice: Internet conviene. Costa meno di una società di selezione o di un annuncio sul giornale e arriva più lontano. Affidarsi al Web, inoltre, significa poter trovare candidature migliori: chi naviga ha competenze in più rispetto a chi non utilizza Internet, per lo meno nell’uso degli strumenti di comunicazione, oggi indispensabili. Inoltre, la classificazione e la selezione dei profili è automatizzata. Avviene secondo sistemi di catalogazione che possono far corrispondere in brevissimo tempo aree geografiche, fasce di retribuzione, titoli di studio, settori di attività delle imprese e competenze richieste. L’iter di selezione, in questo modo, si accorcia, con un conseguente e considerevole risparmio economico. Tra i big dell’economia mondiale questa formula di selezione del personale è ormai uno standard consolidato. Secondo la Global Website Recruiting 2003 survey, il 94% delle 500 più grandi società al mondo ha un sito per scegliere e valutare in casa i candidati. In Italia, invece, che cosa succede? La percentuale di società che ha dichiarato di usare Internet per reclutare personale è soltanto del 4,4%, ma 8 su 10 dimostrano comunque la volontà di ampliare lo spettro delle proprie indagini usando anche il Web in futuro.
Ma come si aggancia una risorsa online? Il contatto con i candidati può avvenire sia attraverso il sito aziendale, con moduli da compilare o lasciando ai navigatori indirizzi e-mail dedicati, sia grazie a portali specializzati in attività di recruiting. Per chi non ha modo di investire direttamente sul proprio sito, costruendo pagine Web a tema, l’alternativa è infatti quella di affidare le proprie ricerche alle società di selezione che hanno una vetrina online ed espongono periodicamente i marchi delle imprese, le offerte di lavoro o proposte per corsi di formazione. Nei primi 10 portali italiani di questo tipo esistono già 20.000 annunci. Si tratta di una vera banca dati distribuita, accessibile gratuitamente a chi cerca un impiego e, sul versante opposto, fonte preziosa per andare a caccia di professionisti. Il portale più visto oggi è Monster.com, un network internazionale che ogni mese arriva ad accogliere circa 10 milioni di utenti Internet nel mondo, ma fanno bella figura sul Web made in Italy anche Tiscali Lavoro, Cliccalavoro, StepStone, JobPilot, Jobonline, Corriere Lavoro e Bancalavoro. I navigatori (uno su 10, secondo Nielsen/Net Ratings) apprezzano questi servizi, spesso anche più degli annunci cartacei. La domanda, dunque, non manca. È sul fronte dell’offerta, invece, che occorre allungare il passo per sfruttare tutte le opportunità che si stanno aprendo, soprattutto a livello europeo. Le imprese devono investire di più sul Web nel settore delle risorse umane. Se conviene, allarga i confini, permette ricerche mirate, perché non farlo?